Le superfici al piano terra (ri)utilizzate al meglio
LA CONVERSIONE DI SPAZI SITUATI AL PIANO TERRA È UN TEMA DI ATTUALITÀ NELLO SVILUPPO URBANO, ORA IN PARTICOLAR MODO A CAUSA DI CHIUSURE E CESSAZIONI DI ATTIVITÀ dovute alla PANDEMIA. COME SI POSSONO RIVITALIZZARE SUPERFICI COMMERCIALI UBICATE NEI CENTRI DI CITTÀ o di COMUNI? IL COWORKING POTREBBE ESSERE UNA SOLUZIONE? O SAREBBE FORSE MEGLIO CREARE PIÙ ALLOGGI IN CENTRO? DI SEGUITO UNA PANORAMICA.
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Gli spazi situati al piano terra nelle città svizzere, in centri di medie dimensioni o nei Comuni più piccoli, hanno purtroppo un destino segnato – ad eccezione di quelli con ambite posizioni privilegiate. Secondo gli esperti c’è stato un chiaro cambiamento nella destinazione di questo tipo di spazio, e non solo dopo la recente pandemia. Dove una volta c’erano un ristorante, un caffè o un parrucchiere, un macellaio o un negozio di moda gestito dal proprietario, oggi si trova spesso un enorme vuoto.
Cosa dice la ricerca
Nicole Hartmann, assistente di ricerca presso l’Istituto di Architettura d’Interni (IIA) della Scuola Universitaria Professionale e di Arte di Lucerna (HSLU), sta studiando come sfruttare al meglio questo particolare spazio. Col progetto «PARTERRE» esamina – insieme ai colleghi Markus Gmünder, Christoph Hanisch e Katharina Kleczka – «come convertire al meglio gli spazi che si trovano al piano terra, ma dall’interno». Secondo Hartmann «i piani terra sono importanti non solo per lo stabile ma anche per lo spazio urbano». Tuttavia, a causa delle riorganizzazioni dei commerci al dettaglio e dell’aumento costante della vendita di prodotti online, ci sono stati grossi cambiamenti di destinazione di questi spazi al pianterreno. Secondo Hartmann hanno avuto un ruolo però anche i cambiamenti dei valori sociali e culturali, come pure quelli delle condizioni quadro giuridiche. Il team di progetto ha evidenziato alcuni esempi concreti, ad esempio nella città portoghese di Porto, dove PMI e start-up hanno rivitalizzato i quartieri del centro con idee originali e soluzioni innovative. O nella città di Lucerna, dove a causa dell’assenza di turisti internazionali c’è stato un aumento considerevole di negozi vuoti e superfici commerciali sfitte.
Una soluzione: i negozi pop-up
L’azienda Pop-up-Shops del fondatore e amministratore delegato Chalid A. El Ashker si interessa proprio di questi spazi sfitti. Con il suo «Mercato Online», offre spazi in affitto a Baden, Brugg o Dietikon. La piattaforma internet della start-up, con sede a Zollikon, mette in relazione i proprietari di spazi commerciali o showroom con le parti interessate che vogliono affittare uno spazio a tempo determinato. Anche i contratti e il pagamento degli affitti di questi negozi pop-up vengono gestiti online. I gruppi di interesse sono da un lato i proprietari di spazi e dall’altro i nuovi brand, le aziende, i designer o gli artisti che hanno bisogno di uno spazio per esporre i loro prodotti. «Non importa che tipo di spazio, noi ottimizziamo il processo di leasing», dice El Ashker, la cui idea di business non si ferma alle frontiere svizzere. Ci sono anche spazi commerciali internazionali, come ad esempio in Germania, nel Regno Unito o negli Stati Uniti, molti dei quali sono ubicati al pia-
no terra di un edificio. Secondo El Ashker la piattaforma offre diversi vantaggi in uno: accresce la disponibilità di spazi per i negozi e promuove l’economia locale sostenendo sia le nuove imprese, sia quelle emergenti senza dimenticare quelle già consolidate. In Svizzera, Pop-up Shops conta tra i suoi clienti le FFS, la Posta Svizzera, Migros, SPG Intercity e Wincasa.
Spazi per ufficio flessibili vicini al proprio domicilio
Gli spazi commerciali vuoti al piano terra, nei Comuni e nelle città svizzere, possono essere riconvertiti, oltre che in negozi di vendita al dettaglio anche in uffici, a dipendenza delle norme dell’amministrazione e di pianificazione. Uno dei recenti «Coworking Space» è stato aperto da Village Office, un’azienda che vuole creare diverse centinaia di spazi di coworking in tutta la Svizzera. Attualmente ce ne sono più di 80, situati ad Aarau, Bottighofen, Frauenfeld, Lucerna, Laax, Nyon e Davos, per citare alcuni esempi.
Concepiti e fondati come cooperative, mirano a promuovere nuove forme di lavoro e a costruire un’intera rete di «Coworking Spaces». «Nel contempo stiamo anche creando dei collegamenti tra comunità, aziende, proprietari di immobili e coworker», dice Jenny Schäpper-Uster, che nel 2015 e nel 2016 ha co-fondato la nuova tipologia di azienda Coworking Switzerland e Village Offices. «La nostra visione è che ogni persona in Svizzera entro il 2030 sarà in grado di raggiungere il ‹Coworking Space› più vicino in 15 minuti. In questo modo, alleggeriamo l’impatto sui trasporti, aumentiamo la creazione di valore locale e contribuiamo a migliorare la qualità di vita delle persone grazie a percorsi di lavoro più brevi».
«Rivitalizzare i centri città»
Nicole Hartmann, architetto d’interni HSLU, propone un’altra soluzione per riconvertire gli spazi al piano terra nelle aree urbane: creare alloggi. «A dipendenza delle planimetrie esistenti, delle altezze dei locali, delle facciate, degli infissi e dei tipi di spazio, l’obiettivo dovrebbe essere quello di rivitalizzare i centri urbani», spiega. Vorrebbe dire anche rendere le città di nuovo attraenti e vivibili per nuovi residenti. In Svizzera c’è stato un dislocamento di gente nei quartieri di periferia, più attuali e moderni. «Si potrebbe cominciare a ragionare su una ridefinizione delle aree pubbliche e lanciare un nuovo trend, rivitalizzando molti centri città». Hartmann ne è convinta.
Questo è uno dei temi studiati nel progetto «PARTERRE», come pure la con-
statazione che un cambiamento di destinazione di uno spazio possa influenzare la qualità di vita degli abitanti del luogo, e di come potrebbero essere progettati e condivisi spazi pubblici e privati. «Il progetto considera l’interazione delle varie parti interessate e sviluppa una strategia di conversione sostenibile per i piani terra sfitti», dice Hartmann. Possiamo rallegrarci fin d’ora per i risultati del progetto.
Baden – una città modello
Con oltre 19 000 abitanti Baden è il terzo più grande Comune del Canton Argovia, ed è una delle prime 5 regioni economiche svizzere tra le 110 esistenti. È sede di circa 2.500 aziende, molte delle quali internazionali. Grazie ai suoi collegamenti con le reti di trasporto locali e a lunga di-
stanza e la lontananza pari a soli 20 chilometri circa da Zurigo, dalla capitale del Canton Argovia e della città di Waldshut-Tiengen in Germania, è un centro d’affari regionale e anche un luogo popolare per vivere.
Non c’è da meravigliarsi se il promotore Thomas Lütolf parla di un tasso di sfitto molto basso tra i negozi del centro città: «solo tre dei 220 spazi sono attualmente vuoti». Questo vuol dire che lo sfitto dei piani terra in città ha registrato il tasso più basso degli ultimi sei anni – e questo malgrado la pandemia da Covid-19. C’è anche un trend in crescita di occupazione degli spazi lasciati liberi dal commercio al dettaglio da parte di ristoranti e gastronomia. Tra i negozi al dettaglio, anche alcuni con concetti nuovi e altri già collaudati. Un esempio è Ohne.ch alla Stadtturmstrasse 15, che offre cibo equo e sostenibile senza imballaggio. Oppure la catena delle prestigiose e famosissime pasticcerie Sprüngli, che ha aperto un punto vendita nella stazione ferroviaria di Baden.
E quando si tratta di negozi pop-up, Lütolf vede più opportunità che rischi: «i negozi pop-up non sono sconosciuti a Baden». Secondo lui, questa tendenza continuerà a lungo termine e, grazie all’attiva scena artistica e culturale della città, sarà in grado di occupare rapidamente e facilmente gli spazi liberi. Solo in termini di livelli di affitto vede una leggera tendenza al ribasso. «Ma questo a sua volta lo rende inte-ressante per altri gruppi di fornitori in questo segmento», dice Lütolf.