«Bellinzona: una città con tanti progetti»
Mario Branda è a capo dell‘Esecutivo della città di Bellinzona. Lo incontro nel suo ufficio presso il Palazzo comunale, un edificio caratteristico del centro progettato dall‘architetto Enea Tallone.
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Chi è Mario Branda?
In carica dall’aprile 2012, Mario Branda (PS) è il primo sindaco socialista di una città ticinese. Trattandosi in questo caso della capitale cantonale, il primato raddoppia. Un traguardo motivo certamente di orgoglio per l’onorevole Branda che non ama i grandi clamori. Nel 2011 si dimise dalla carica di procuratore pubblico per candidarsi al Consiglio di Stato ma non fu eletto. Non si lasciò abbattere e nell’anno successivo si candidò per la poltrona di
sindaco a Bellinzona e raccolse una valanga di voti. Classe 1960, di professione avvocato, Mario Branda lavora presso lo studio legale e notarile MLaw a Bellinzona.
Lei è a capo della città di Bellinzona che, negli ultimi anni con l’aggregazione, è stata soggetta a diversi cambiamenti. Recentemente avete sviluppato il PAC, il Programma di azione comunale. Di cosa si tratta?
Per capire perché è nata l’esigenza di dotarsi del PAC bisogna tener conto di due aspetti importanti che hanno se-
gnato lo sviluppo di Bellinzona.
Con l’aggregazione del 2017 la nuova Bellinzona ha riunito 13 Comuni ed è cresciuta da 18 000 a quasi 45 000 abi-
tanti e un territorio che – con 164 km2 – risulta il più esteso in Svizzera per un Comune con una popolazione equivalente.
Gestire lo sviluppo economico, culturale, eco-sociale e garantire manutenzione e sicurezza per un territorio così ampio comporta uno sforzo considerevole. Con l’aggregazione l’amministrazione di tutti i Comuni ha dovuto essere uniformata, un’operazione laboriosa perché abbiamo zone agricole e semi agricole estese – 1/3 del Piano di Magadino appartiene ora alla nuova giurisdizione – che presentano necessità ed esigenze diverse rispetto ai centri urbani.
Il secondo aspetto importante è AlpTransit: l’apertura delle gallerie di base del Gottardo e del Monte Ceneri, constitusce un aspetto fondamentale e strategico di cui beneficerà tutto il Canton Ticino e, soprattutto, la città di Bellinzona avvertirà nel tempo importanti cambiamenti al tessuto urbano. Trasformazioni che si potranno valutare tra 10-15 anni, anche se già ora si possono osservare movimenti che non c’erano fino a qualche tempo fa.
È sorta quindi l’esigenza di creare un documento che aiutasse il Municipio attuale e quelli che seguiranno a orientarsi e a orientare la politica di sviluppo in questa nuova realtà. È stato pubblicato un concorso al quale hanno partecipato vari gruppi, con l’intento di aiutare le future scelte in termini di pianificazione e di sviluppo della città nei prossimi 15-20 anni e per poter inglobare gli attuali piani regolatori in un unico documento.
Che cosa contiene il PAC?
Il PAC è uno strumento programma-tico, composto da un documento descrittivo e da schede e piani illustrativi. Contiene alcuni principi che sono codificati sui quali ci orienteremo in futuro e tiene conto dei seguenti due aspetti importanti:
-Identità policentrica. La nuova Bellinzona ha realtà diverse ed è importante mantenere le identità dei singoli Comuni, la loro vita sociale e il loro sviluppo. Gli ex Comuni hanno accettato il nuovo status di quartiere di Bellinzona purché siano garantiti servizi, collegamenti capillari, sicurezza su tutto il territorio.
-Il fiume Ticino. Dal punto di vista paesaggistico, il fiume che attraversa il territorio da Moleno a Gudo caratterizza il nuovo territorio e rappresenta la colonna vertebrale del nuovo Comune.
Stabiliti questi due principi generali seguono i progetti di sviluppo che si orientano a un’evoluzione centripeta di qualità, puntando sull’edificazione e lo sviluppo di attività economiche su centri già densamente abitati per allentare la pressione di uno sfruttamento ulteriore del territorio.
Si sono identificate due zone che si prestano particolarmente all’attività edilizia e allo sviluppo economico: il comparto delle Ex Ferriere Cattaneo e lo spazio delle ex Officine a Bellinzona, in zona centrale.
Mi può raccontare qualcosa sull’ambizioso progetto dello spazio Ex Officine? Sarebbe interessante avere qualche dettaglio anche sulle tempistiche.
Il progetto per l’area Ex Officine comprende di fatto vari progetti. Il primo grosso lavoro sarà spostare tutto ciò che è situato sul terreno delle Officine FFS e portarlo a Castione. Qui è stata individuata un’area di oltre 150 000 metri quadrati che sembra idonea per realizzare il nuovo sito produttivo delle FFS, in una zona di facile accesso per un investimento complessivo che si dovrebbe aggirare sui 400 milioni di franchi. Una parte dei costi sarà coperta da Cantone (80 milioni di franchi) e dalla città di Bellinzona (20 milioni di franchi). Le premesse sono buone per pensare che il progetto possa avere inizio una volta risolte le pratiche amministrative e ricorsuali.
Se questa operazione, come si può sperare, andrà in porto si libererà l’attuale area delle Officine FFS, uno spazio di circa 120 000 metri quadrati in pieno centro città. Per capire cosa farne è stato lanciato un Masterplan con concorso internazionale. I dati sono già stati pubblicati e prevedono la realizzazione di un nuovo quartiere in parte residenziale, l’attuale cattedrale di riparazione delle locomotive potrebbe essere riconvertita in un centro culturale e sociale; infine, una parte destinata alla formazione con uno Swiss Innovation Park, una sottosede degli Innovation Park svizzeri.
Sarà una variante di piano regolatore che si baserà anche sul nuovo Ma-sterplan a definire tappe e processi di questo nuovo quartiere. È un progetto che ha una visione ed un orizzonte di 30-40 anni, seguirà un percorso definito e si auspica possa essere suddiviso in lotti e comparti, da aprire solo quando quello precedente è già stato completato e occupato. La parte cen-
trale di circa 30 000 metri quadrati è destinata al verde pubblico, un vero parco dove intorno si svilupperanno le varie costruzioni.
Il terreno sul quale sorgerà questo nuovo quartiere oggi è interamente di proprietà delle FFS e l’accordo stipulato nel dicembre 2017 ha stabilito che la metà sarà ceduta al Canton Ticino e alla città di Bellinzona con l’intento di realizzare un progetto comune.
Quali altri cantieri avete in corso o prevedete di attivare nel prossimo futuro?
A breve, in novembre, sarà inaugurata la nuova sede dell’IRB. La sede attuale potrebbe essere acquistata dalla città per inserirvi nuove attività di ricerca in biomedicina dopo alcuni lavori di rinnovo. L’idea è quella di consolidare la città di Bellinzona quale polo per la ricerca biomedica.
Nel 2030 dovrebbero iniziare i lavori di un altro progetto importante: la costruzione del nuovo ospedale, che sorgerà in zona Saleggina. Il primo passo – lo stanziamento del credito di 16 milioni di franchi da parte della Commissione della gestione del Gran Consiglio, per l’acquisto dei terreni di proprietà di Armasuisse – è stato fatto.
L’altro grosso progetto da sviluppare nei prossimi quattro anni sarà valorizzare l’offerta culturale della città e l’attrattiva dei tre castelli: promuovere in sostanza la Fortezza di Bellinzona, patrimonio Unesco.
Per finire sono curiosa di sapere quale è il sogno nel cassetto del sindaco Mario Branda?
Di fatto sono due: il consolidamento dei poli di ricerca biomedica IRB e quello che rientrerà nello stabile lasciato vuoto dall’IRB e, nel contempo, curare il progetto di valorizzazione del patrimonio Unesco dei castelli che potrebbe dare una svolta culturale e turistica a Bellinzona.
E uno slogan: per una Bellinzona, polo della ricerca ma con Arte!